Venerdì santo 2019: Meditazioni di Marco Campedelli sulle Ultime Sette Parole di Gesù in Croce”
Regalbuto, 19 aprile 2019
Venerdì santo
LE ULTIME SETTE PAROLE DI GESÙ IN CROCE
Marco Campedelli
-
1 - Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno
Sapevano esattamente quello che facevano
Avevano organizzato e previsto tutto
Prima trovare un motivo per condannarti
Poi di farlo in quel giorno
E davanti a tutti
Lassù sulla collina perché fosse un macabro spettacolo
Per tutta la città
Uomini di religione e uomini di potere
Uniti insieme
Da secoli sono miopi strateghi di ingiustizie
Sapevano tutto
Perfino come si comprasse un fragile amico
Per trenta denari
Però una cosa si;
quella non sapevano
Non sapevano cos’era l’amore
Non conoscevano quanto dura
Più della morte
Quanto si allarga sull’orizzonte della collina
E tinge il cielo di rosso
Come la passione
Loro non sapevano dire la parola perdono
Schiavi della vendetta come sono
E tu dalla croce hai detto perdono
Con la stessa bocca con cui si da un bacio
Così Cristo disarmi i violenti
Insegni loro l’alfabeto della pace
Cristo fatto saltare in aria dalle bombe
Cristo di Borsellino e Falcone,
Cristo di Francesca Morvillo e tutte le donne uccise dalla mafia,
fatte precipitare nell’oblio
Cristo che dalla bocca di don Puglisi
Sorridi al tuo uccisore
Con quella tenerezza più dura del piombo
Cristo calunniato come don Diana
Voce giovane e libera di Peppino Impastato, soffocata nel sangue
Cristo crocefisso mille volte
Mille volte pianto in grigi funerali di Stato
Cristo ammazzato di botte dai gendarmi
Come Cucchi
Cristo torturato, sfigurato
Riconosciuto dalla madre
Dalla punta del naso
Come Giulio Regeni
Fino a quando Cristo continuerai a morire
Sotto il peso di una atroce croce?
Che il tuo spirito raccolga tutti i violenti della terra
Alla scuola del perdono si inginocchino davanti
Ai mille delitti compiuti
Guardino i corpi penzolanti dalla croce
Che tutti impariamo a dire perdono
E non vendetta
Amore e non violenza
E il silenzio non sia quello che copre
Che nasconde, che si fa complice del male,
Che si inginocchia davanti all’oscuro potere
Di altri silenzi abbiamo bisogno
Quelli che nascono dopo che sono dette tutte le parole
D’amore
Quando ci si ama fino a dire “questo è il mio corpo per voi”
Solo allora il silenzio dei vigliacchi diventerà il canto muto dell´amore
Ma se quel silenzio assassino ritornasse
Allora da ogni collina dove sorgono croci
Griderebbero le pietre ...
2 - Oggi sarai con me in Paradiso
Sei stato il mio compagno di strada nell'ora della morte
Così ha pensato il buon ladrone guardando il Cristo condannato allo stesso supplizio
Cristo amico dei perduti, nell'ultimo momento sono loro ad accompagnarti.
Dov'è Pietro? Lo hai visto scoppiare in pianto per averti rinnegato. Dove sono Giacomo e Giovanni che discutevano su chi fosse più importante nel tuo Regno?
Tu Cristo sei stato sempre in compagnia degli scartati
Amico dei peccatori e dei pubblicani ti dicevano scandalizzati gli uomini che si credono "per bene".
L'altro ladrone ti provocava "se sei il figlio di Dio salva te stesso e anche noi". Ma lui, il buono, ti guardava in silenzio. Forse piangeva pensando a quell'ultimo squarcio di cielo.
Ricordati. Ecco quello che ti disse. Tienimi sul cuore, come faceva mia madre quand'ero bambino, come faceva la donna che amo. Ricordati come dicono quelli del tuo popolo. Ricordati: metti questa parola dell'amicizia come un bracciale al tuo polso, metti queste parole sorelle che non sanno di odio come un pendaglio tra i tuoi occhi. Ricordati di me ladro e brigante. Sono un uomo Signore!
E tu guardando la sua bocca di supplica: oggi
Ecco quello che gli hai detto: oggi.
Non domani, non in un tempo che non conosciamo. Ma in questo tempo sulla collina. Quando tutti i minuti si condensano in un grumo di sangue. Oggi sarai con me in Paradiso.
A te amico dell'ultima ora. A te che hai visto da vicino il mio dolore
Io dico che si apriranno le porte del paradiso. Mi hai rivolto la parola quando tutti me l'avevano tolta,
Quando mi avevano sfigurato il volto tu ladrone mi hai rivolto la parola. Mi hai fatto sentire ancora un uomo.
Che Dio affidabile sei Nazareno che non parli degli ultimi, non fai prediche dal pulpito dei perfetti, non elenchi i principi della morale come se tirassi delle pietre, come sei credibile Dio dei perduti, perduto tu come loro, spogliato di ogni devota medaglia. Come sei rivoluzionario Dio crocefisso che non parli con leggerezza del dolore degli altri ma trangugi insieme le lacrime.
Dio che non chiudi gli spazi dentro a
inospitali dogmi
Ma apri orizzonti
Come in quest'oggi insperato
In cui noi ladroni carichi di stupore
entriamo in Paradiso ...
3 - Donna ecco tuo figlio, Figlio ecco tua madre
Dalla croce Cristo vede la madre
Curvata sotto il peso del dolore
Maria sbiancata in un solo istante, ha un gelsomino tra i capelli
La sua carne è la carne del figlio
Sente lo strazio, una mano che le strappa le viscere
Il Cristo che pende dalla croce
Il suo bambino
Portato nel grembo
muore
Maria è la casa delle mille madri
La quercia delle donne sterminate dal male
Donna
Come la prima che apparve nel mondo
Donna che porti nel tuo corpo il principio della creazione
Ecco tuo figlio
Donna / terra
Ecco l'umanità
Fa germogliare donna terra
Tutti i mandorli e i ciliegi
Le vigne e gli uliveti
Che questa umanità orfana
Trovi casa in te
Dalla tua finestra donna vedi il mare
E i mille e mille che si inabissano
Nelle acque oscure
Donna / terra
Faro del porto aperto
Spalanca le vetrate del mare
Sulla tua terra rossa di sangue e di arance danza il popolo di donne e bambini scampati dalla guerra,
Le reliquie viventi del Dio torturato
Nelle tue mani germoglia il grano
I figli come il pane profumano di domani
La terra donna non sarà distrutta
Figlio ecco tua madre
Questa madre terra
Ferita dalla spada
Questa madre recintata dal filo spinato
Prendila con te figlio
Accarezza le sue ginocchia stanche
Sfiora le sue labbra silenziose
Falle sentire tutto il bene che c'è in una carezza, la protesta disarmata che viene dall'amore
Ecco tua madre
Fa che fiorisca la sua vecchiaia come una prato di primule, un tappeto di viole
Le sue lacrime sono oceani inquinati
Il suo corpo bruciato da bombe atomiche
I sui capelli disboscati come le foreste dell'Amazzonia
Figlio della madre
Portale il vestito nuovo
Lavato nel fiume del perdono
E vestila di foglie di un rosso autunno
Figlio abbi cura della terra che muore
Pianta nel suo cuore il canto della primavera
Figlio e madre
Insieme
Nel taglio estremo della morte
Entra la luce
Misteriosa e commovente
Della risurrezione
4 - Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato
Queste sono le parole più dure
Che non avrei pensato di poter dire
Io che ti ho indicato
Nei fiori, nel volo degli uccelli,
Nel grano che germoglia,
Io che ti ho sentito nel vento
Che sai da dove viene ma non sai dove va,
Per la prima volta il cielo mi è parso chiuso da una pesante lastra d'acciaio
Mi sono chiesto se ci sei davvero Padre in questo giorno in cui le tenebre sono alte come le stelle
Padre in questa collina di Auschwitz
Dove milioni vanno a morire
Gettati come paglia nel forno
In questo acuto silenzio
Senza musica, senza vìolino,
In questo vuoto di parole dolci
Io mi chiedo dove sei.
Precipita nell'abisso la mia fede bambina
Abbiamo appeso le cetre agli alberi
E non ci sono più canti
Io che in questo campo di morte
Danzerei per te il mio ballo zingaro
Ho i piedi inchiodati a questo legno
Ora so cosa significhi credere, dubitare, so il prezzo del cercare oltre il filo spianato, quando il fungo atomico brucia il corpo della terra
E tutto sembra morire con me su questa forca
Io che sono stato la tua mano
Il tuo piede leggero
Io che sono stato il tuo grembo
Il tuo sorriso per i bambini di Gaza
Io che sono stato la tua parola
Alta sopra la morte
Ripiena di misericordia
Io che sono la tua presenza struggente e feconda
Oggi io che ho detto dov'eri
Mi domando dove sei
E perché tardi a questo estremo appuntamento
Mi hai chiesto di essere umano
Ebbene mai lo sono stato come
In questo giorno in cui la terra si fa tutta oscura
E mai forse tu sei Dio come ora che
Io ti scelgo come una primula in questo feroce deserto
In questo strapiombo di morte
Mi tuffo nel tuo mare
E lì Padre mi abbandono...
5 - Ho sete
Uomo dell'acqua
Scampato dal diluvio
Figlio di un Popolo che passa nel mare diviso
Uomo immerso nel sale dolce del Giordano
Senti sulla croce tutte le seti di donne e uomini in cammino
La sete di prima è quella che deve venire, la sete che cerca un fiume nel deserto
Cristo che muori di sete sulla croce
Quando vale una lacrima? Una goccia di rugiada sulla pelle?
Venite a me voi tutti che siete affaticati e stanchi
Riposatevi sul mio cuore
Donna dammi da bere
Chiedesti alla donna davanti al pozzo
Hai sete di un'acqua che non stagna, che non marcisce nei barili dell'arroganza,
Vorresti sentire la sete di tutti
Di quelli che non hanno un pozzo, che non hanno mani per scavare
Sentire la sete di libertà di chi vive recluso dentro inferni costruiti sulle coste della Libia
Sentire la sete delle donne uccise da maschi padroni, ladri di bellezza, contrabbandieri di violenza
La sete dei vecchi che passano le notti insonni e vorrebbero sentire ancora quando conta una lacrima che cade dagli occhi
La sete di giovani in cerca di futuro
Cristo assettato
Mentre le tue labbra bruciano d'amore
Assapori tutti i baci dell'universo
Non siate avari di acqua figli della terra
Irrigate i campi di giustizia, fate scaturire dalle pietre l'acqua viva perché germogliano i pensieri come alberi e i sentimenti come foreste
Beati coloro che sono assetati di giustizia hai cantato sulla montagna
Mentre piantavi la bandiera dei poveri in alto sulla cima
Chi avrà dato anche un solo bicchier d'acqua ...a uno di questi piccoli
Così hai detto Gesù dall'alto della tua sete
Davanti al legno oscuro della croce
Nessuno ti ha portato un coccio d'acqua
Mentre tutto era secco
E gli alberi gridavano per l'arsura
Una lacrima dal cielo soltanto ti ha bagnato le labbra: questi è il mio figlio diletto ascoltatelo ...
6 - Tutto è compiuto
Tutto è compiuto
Il creatore
Commosso da tanta bellezza
Mise un sigillo sulla sua opera
Baciò in una sola volta tutte le cose
Ed era tutto molto bello
Sulla croce Gesù guardi la terra
Dalle tue labbra come in quel giorno
arcano dell'inizio del mondo
Si fanno largo le parole antiche
Tutto è compito
In ogni cosa Cristo è scritto il tuo
Per sempre
Tutto è compiuto nel miracolo dei pani e dei pesci
Nel tuo nome per sempre si compirà la moltiplicazione dell'amore
Il per sempre di occhi che vedono di nuovo, di bocche scucite da torturanti silenzi,
In te Cristo la parola del principio si compie e diventa il canzoniere dei giorni, la musica delle onde, il mormorio del vento. Tu stesso dalla croce sei questa parola data, regalata per sempre all'universo.
Ogni volta che la tua parola ritorna compie ciò che ha promesso
Come la pioggia e la neve che non ritornano prima di avere fatto germogliare la terra.
Il tuo tutto è compiuto è dentro ogni possibile parola, ogni gesto che sia appena umano.
È la possibilità che ingravida ogni giorno il mondo. Il Vangelo compiuto dentro la dignità di una ferita, il coraggio di una carezza, dentro la denuncia di secolari abusi, compiuto nei pensieri aperti e ospitali come case soleggiate di Sicilia.
Quel tutto compiuto in te è il tutto compiuto in noi ogni minuto che passa e chiede ragione del perché si vive del perché si muore
Il tutto compiuto è la riserva del futuro, la promessa del per sempre.
È la parola che dice dove va il mondo, dove nasce domani. È Malala, è Greta, sono i ragazzi coraggiosi del domani, è l'incipit del mondo nuovo che cresce come il grano. È la pace davanti al tutto perduto della guerra, la legalità davanti al potere oscuro della mafia, la libertà davanti al mercato del potere. In quel tutto è compiuto è scritta la parola che compie l'amore ogni volta che si affaccia, balbetta, quando inciampa, cammina, ti viene incontro con le braccia aperte.
Come quelle tue Cristo sulla croce quando l'amore tutto ti riempie e racconta di noi e del tutto compiuto di ogni cosa.
7 - Padre nelle tue mani affido il Mio spirito
Padre, Abbà questa parola dolce e buona
imparai dalle labbra di mia madre
Io non avevo solo un padre di carne
Giuseppe avvolto nel mantello
Del suo laborioso silenzio
Mio padre era nelle albe che fiorivano il giorno
La terra era la pelle del suo corpo immenso
E sentivo battere il suo sangue in ogni creatura
Padre ti ho sentito nel fremito della Parola
Le mie mani hanno toccato il tuo corpo nella Scrittura; la
Toràh ho misurato palmo su palmo
Per disegnare il tuo corpo, per immaginare i tuoi occhi,
Ho sfiorato la tua bocca padre che con la parola
Hai fatto l’universo
Ho ascoltato sdraiato sul tuo petto il battito del tuo cuore
Padre ho sognato tante notti le tue mani che mi
Portavano in alto negli spazi immensi
E ora in questa geometria del dolore
Sulla collina senza sole
Io sento le tue dita che sfiorano i miei capelli
Senti Padre come si fa affannoso il mio respiro braccato dalla morte?
E’ il mormorio del vento; un filo di voce di donna come sente la mia lingua nativa
In queste tue mani grandi come cedri
Metto il mio respiro Padre
L’ultimo
Sintesi amorosa di tutta la mia vita
Lì padre in quel soffio c’è la capanna delle mie paure
Il mio fremere per ogni ingiustizia
Lì il mio grido nel tempio fatto mercato
C’è il mio pianto su Gerusalemme
In quel respiro ultimo c’è la condensa di lacrime di mia madre
Il soffio del suo fiato suoi vetri della mia finestra
Lì c’è il mio struggente canto per la Maddalena
Il mio dolore per essere stata umiliata e ferita da uomini senza cuore
Padre dentro questo respiro ultimo
C'è il respiro dell'intero universo
Vorrei che questo ultimo soffio ti portasse la mia fede in te
La mia corsa fiduciosa di bambino
Prendimi in braccio Padre
Ora che viene la morte
Afferrami padre in questo pugno di tenebre
E ridammi ti prego la luce ....
8 – Deposizione
Deposto dalla croce
Disteso tra le braccia della madre
Uomo delle mille pietà
La bambina accovacciata sulla collina del Calvario, figlia delle generazioni
Ti guarda ora disteso, composto nel tuo lenzuolo di lino come in una culla.
Si domandano i suoi occhi quale sia la storia
Di quel tuo corpo di carne e di cielo
Guarda il costato e la ferita aperta da cui uscì il fiume del perdono e il sangue del tuo giovane amore
Guarda i tuoi piedi consumati
Nel cammino della parola
E le tue mani ferite che moltiplicarono il pane
E il vino della festa
Guarda il tuo volto bello
Su cui anche il sole indugiava al tramonto
E quei tuoi occhi appena spenti
Che hanno visto in ogni frammento di terra la folle scheggia del divino.
Cristo coperto di muschio
Deposto dall'abisso del mare
Cristo dei mille naufragi
Corpo clandestino
Corpo straniero
Corpo venduto
Dai mercanti della morte
Cristo del mare piangente
Sui porti chiusi
Disabitati dalla misericordia
Pieni di arroganza e vuoti di pietà
Nuovi Cesari e Erodi marcano il tuo destino di bambino fuggito in Egitto e di uomo messo a morte fuori dalle mura della città.
Cristo verità dell'umano
Gigante di accoglienza
Davanti a pavidi e indecisi Pilato della storia
Gesù più ti guardo più immagino il tuo corpo disteso su tutto l'orizzonte
Sei la terra deposta dal cielo
Terra ferita
Crocefissa
Terra violata
Ma per sempre abitata dall'Amore
Ora che guardo quella croce vuota
Sulla montagna
Vedo un albero di mandorlo fiorito
Cristo deposto in me, in noi
Seme di primavera
Protesta perenne di risurrezione
Finale
E ora che queste sette parole sono uscite nuovamente dalla bocca di Cristo quale destino avranno?
Essere chiuse nell'armadio per il prossimo Venerdì Santo?
Queste parole oggi sono fatte per stare sulle nostre labbra. Per diventare parole vive nelle nostre vite. Sono parole destinate al mondo e alla passione del mondo che continua nei mille calvari disseminati sulla terra.
Sono parole queste che non portano alla rassegnazione, ma invitano ad agire.
Perché questo mistero della passione, questo mistero della croce e' da sempre unito a quello della risurrezione.
E risurrezione vuol dire anche rialzarsi, uscire dalle tombe in cui siamo caduti o dove qualcuno pensa di averci sepolti. Risurrezione significa ricostruire, non solo le nostre città ma anche le nostre relazioni. Ricostruire noi stessi quando siamo tentati di affondare nelle trame della morte.
Queste parole della croce sono parole buone da mangiare ogni giorno come il pane, parole da condividere, da custodire e da consegnare.
Quali parole consegniamo ai nostri figli, ai nostri nipoti? Ai nostri studenti, ai nostri giovani?
Le parole della croce sono parole di perdono e non di vendetta.
Il perdono ricostruisce, sana le ferite, la vendetta lacera, distrugge, uccide.
Che parole consegniamo per il loro futuro? Figli ecco la terra vostra madre, prendetevene cura, rendetela bella, abitabile, ospitale. Fate delle vostre città dei luoghi belli, custodite i tesori di arte e di cultura che i nostri padri e le nostre madri ci hanno lasciato. Non permettete che una edilizia selvaggia e illegale cancelli la bellezza e l'armonia della vostra città.
E tu madre terra guarda questi tuoi figli e queste tue figlie che non sono padroni, saccheggiatori ma che hanno il compito di renderti come in principio un giardino dove l'acqua e l'aria siano pulite, non inquinate
Quali parole riconoscono le nostre orecchie? Il nostro cuore? Non riconosciamo più che dal nostro mare si alza il grido " Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato"? Questo grido oggi è sulla bocca di che naufraga nel mare, di giovani crocefissi da guerre e regimi sanguinari. Un grido che esce dalla bocca delle donne e dei bambini. Possiamo pensare che Dio ascolterà questo grido se noi non lo ascolteremo? Queste parole della croce ci chiedono qual è la nostra sete? Di che cosa abbiamo sete noi? Sete di libertà? Sete di giustizia? Sete di riconciliazione ? Di perdono?
Non crediamo a chi dice tutto è finito! La croce è un albero di vita che nella Pasqua germoglia. Fa' primavera. Il tutto è compiuto di Gesù sulla croce non è il rassegnato o il disperato tutto è finito! Anzi è una protesta contro chi pensa di essere più forte dell'amore. Una protesta contro la morte, i suoi sicari, i suoi aguzzini.
E' la certezza che l'amore vince e li nell'amore si compie il sogno di Dio.
Creare lavoro in una terra in cui non c'è è un programma di amore alla polis alla città. Lavoro non illegale ma lavoro riconosciuto nella sua dignità. La Costituzione ci ha dato lo strumento del voto. Esercitiamo la libertà e il coraggio di affidare le nostre città a chi se ne prende cura con onestà e amore. Di che crede nel bene comune e non nei propri interessi privati.
C'è una figura luminosa di un siciliano pieno di passione e di Vangelo Giorgio La Pira storico e profetico sindaco di Firenze, sindaco dei poveri. Che lui ispiri oggi la politica bella, coraggiosa, pulita, sognatrice per le nostre città.
Queste sette parole della croce sono un canto alla fiducia " padre nelle tue mani affido il mio spirito" E dire Padre significa non mettere le nostre mani mai nelle mani di nessun padrone, di nessun padrino.
Queste parole stanotte hanno bussato al nostro cuore e potranno tornare a cantare sulle nostre bocche.
Nel cimitero di Lampedusa ho visto con i mie occhi la tomba di una donna venuta dal mare naufragata. Era una donna giovane e gravida. Il custode del cimitero Vincenzo l'aveva voluta seppellire in un posto da cui potesse vedere il mare e idealmente la sua terra d'Africa. Su quella tomba è cresciuto una grande albero di limoni come segno di risurrezione.
Che tutte le croci fioriscano che diventino alberi di giustizia arance di pace. Che noi stessi stanotte diventiamo alberi di giustizia sotto questo immenso e pasquale sole di Sicilia.