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Museo degli Argenti

Le opere del 1500 e del 1600.

I.3 - Reliquiario a busto di San Vito


argento sbalzato, cesellato e fuso;
base lignea dorata busto cm 33 x 41,5 (senza la base) Paolo Guarna (attr.),
seconda metà del XVI secolo
Regalbuto, Chiesa Madre

Il reliquiario a busto d’argento di San Vito è poggiato su una base lignea dorata non pertinente e più tarda. L’opera è da datare nella seconda metà del XVI secolo, comunque dopo il 1540, anno di arrivo delle reliquie del Santo a Regalbuto, come attesta l’iscrizione sotto la cassettina contenente i resti dei Santi Vito e Modesto della stessa Chiesa (cfr. M. C. Di Natale, scheda n. 1, infra). L’opera è da riferire pertanto ad argentiere siciliano della seconda metà del XVI secolo, possibilmente a Paolo Guarna, per le affinità stilistiche con sue opere, attribuite o certe come, particolarmente, il reliquiario a busto di San Cataldo della Cattedrale di Catania, dall’analoga tipologia dei capelli, o il reliquiario a braccio di San Giorgio dello stesso Duomo, oggi entrambi esposti al Museo Diocesano di quella città.(M. Accascina, Oreficeria di Sicilia…, 1974, pp. 212-215).

Quest’ultimo presenta un mascherone con protome leonina simile a quelli, di alta qualità artistica, che caratterizzano gli omeri del reliquiario a busto di San Vito. È poi significativo ai fini dell’ipotesi di attribuzione che Paolo Guarna realizzi per la Chiesa Madre di Regalbuto lo splendido reliquiario a braccio di San Vito nel 1583 che reca la sua firma (cfr. M. C. Di Natale, scheda n. 4, infra). Sull’opera (ibidem), peraltro, compaiono testine di cherubini alate e di angeli cariatidiformi dalla capigliatura della stessa tipologia testè notata, caratterizzata da stempiatura e fitti riccioli a rilievo.

È pertanto possibile che sia immediatamente precedente la commissione del reliquiario a busto del Santo allo stesso artista. L’opera denota, comunque, la maestria di un grande orafo siciliano, che attinge al repertorio decorativo del manierismo variamente diffuso in Sicilia anche dalle realizzazioni marmoree della bottega gaginiana (cfr. M. C. Di Natale, Il tesoro…, infra). I decori del busto a girali fitomorfi culminanti con elementi floreali di tipologia diversa, di raffinatissimo gusto, anch’esso riscontrabile negli ornati marmorei delle opere della bottega dei Gagini, nonchè nelle stoffe dell’epoca, non sono, tuttavia, realizzati a rilievo, come quelli dei reliquiari a braccio di Paolo Guarna, forse per puntuale riferimento proprio ai tessuti del periodo. Simile ornato fitomorfo caratterizza la base dei reliquiari dei Santi Gerardo e Calogero del 1572 della Chiesa Madre di Termini Imerese, oggi esposti nel Museo della stessa (M. C. Di Natale, scheda n. II, 21, in Ori e Argenti…, pp. 193194 e M. Vitella, Gli argenti della Maggior Chiesa…, 1996, pp. 30-33 e 161-164).

Due simili mascheroni a mo’ di protomi leonine caratterizzano gli omeri del reliquiario a busto più tardo, del 1648, della Chiesa di Sant’Alfio di Lentini, opera di argentiere messinese (G. Musolino, scheda n. 126, in Il Tesoro dell’Isola…., 2008, vol. I, pp. 560-561, e scheda n. 126, vol. II, pp. 899-900), che da un lato avvicinano il reliquiario a busto di San Vito a quella maestranza, peraltro presente a Regalbuto per la realizzazione di altri importanti reliquiari, non ultimo quello a forma di gamba con il piede, dall’altra attestano la diffusione di tale tipologia anche in opere del pieno Seicento. Il volto del Santo risulta stuccato e dipinto con colori naturali in periodo più tardo, possibilmente dopo il terremoto del 1693.

Inedito
a cura della prof.ssa Maria Concetta Di Natale

Agenziapassaparola.com