I.2 - Cassa reliquiaria dei Santi Vito, Crescenzia e Modesto
argento sbalzato, cesellato e fuso, bronzo dorato
cm 90 x 58 x 67
iscrizione intorno al coperchio: haec Viti pueri Crescentiae et alma Modesti arcula membra tegit quae sciditira trucis ex elemosinis;
sotto le figure: S. Vitus, S. Crescentia, S. Modestus, Maria Virgo
sul coperchio: Pasturi 1576
Giacomo Pasturi, 1576
Regalbuto, Chiesa Madre
La cassa, come informa l’iscrizione, contiene le reliquie dei Santi Vito, Crescenzia e Modesto. L’opera poggia su un supporto con figure di leone in bronzo che potrebbero essere non pertinenti, ma riadattate da altra opera precedente o, piuttosto, già fungenti da piedi di supporto alla cassa stessa come indicherebbero i fori sui dorsi delle fiere, e pertanto, originali, e poi sistemati come base più funzionale all’uso processionale.
La cassa si dichiara, grazie alla firma, raffinata e rara opera dell’argentiere catanese Giacomo Pasturi, documentato dal1572 al 1575 (P. D’Arrigo, Notizie sulla corporazione…, 1938, p. 46;D. Ruffino, Indice…, in Ori e argenti…,1989, p. 410, e Eadem, advocem, in L. Sarullo, Dizionario degli artisti…, vol. IV, in c. d. s.), chela realizzò nel 1576.
È la prima opera conosciuta di quest’argentiere catanese, che consente di rilevarne le notevoli qualità artistiche. Della stessa famiglia Pasturi (Pastore)erano attivi pressocchè in quegli anni anche Michele (1590-1608) e Scipione (1617-1620) (Ibidem).
L’opera si distingue per rarità tipologica come rappresentativa della produzione dell’epoca, quasi totalmente perduta, e per la raffinata realizzazione artistica che consente di qualificare l’argentiere un importante artista dalla forte personalità(cfr. M. C. Di Natale, Il tesoro…,infra) che ha completamente abbandonatogli elementi decorativi di gusto gotico-catalano, ancora variamente presenti nella cultura dell’epoca nell’isola, preferendo moduli classici di più aggiornata ispirazione rinascimentale italiana.
L’arca è squadrata con tetto a spioventi e presenta la figura del Santo principale in uno dei lati maggiori, mentre nell’altro quella della Madonna con il Bambino e nei lati brevi quelle dei Santi Modesto e Crescenzia, tutte inserite entro edicole definite da un arco che rinviano a quelle scultoree diffuse in Sicilia dai retabli marmorei gaginiani.
Due scudi con raffinati ornati fitomorfi affiancano le edicole dei fronti maggiori. La figura di San Vito reca un ricco decoro fitomorfo tipico delle stoffe del periodo e le calzature si concludono con due raffinati volti di leone, due mascheroni manieristici cari alla cultura dell’epoca e variamente presenti in opere d’argento del Cinquecento e del Seicento a Regalbuto.
L’iscrizione corre lungo il bordo e sotto il coperchio, il cui ornato fitomorfo a girali a rilievo, culminantecon elementi floreali, reca al centro l’indicazione del nome dell’autore e della data di realizzazione dell’opera. Un importante precedente dell’urna può considerarsi, per l’analoga ispirazione all’arte rinascimentale italiana, quella dallo spiccato gusto classico di San Paolino di Sutera (M. Accascina, Oreficeria di Sicilia…, 1974, pp. 146-157; M.C. Di Natale, Gli argenti…, in Ori e argenti…., 1989, pp. 137-138; M.C. Di Natale, Oreficeria siciliana…,in Il Tesoro dell’Isola…, vol. I, 2008,p. 35).
Inedita
a cura della prof.ssa Maria Concetta Di Natale